Il vigneto comunale
La buona qualità agricola del terreno di Biot è dovuta alla natura vulcanica del suo sottosuolo. Per questo motivo numerosi vigneti prosperavano ancora fino alla metà del XX secolo nell'ultima zona di produzione alle Bâchettes e di fronte, sulla collina di Vignasses.
Vigne, vulcani e il servant doré di Biot
La buona qualità del suolo di Biot
La viticoltura è una pratica che risale all’Antichità. La pianta della vite, che sarebbe stata importata dall’Asia in tempi remoti, si è sviluppata molto bene intorno al bacino del Mediterraneo, dove sono state selezionate e diffuse numerose varietà in funzione delle loro qualità o della loro destinazione. Caratteristiche della vite sono lo scarso bisogno d’acqua e la capacità di resistere alla siccità e alle alte temperature senza subire danni. Una pianta ideale in una regione dove le estati sono particolarmente calde e secche. Ghiaia e sabbia sono anch’essi due fattori importanti di qualità, poiché rendono il suolo permeabile fino a grandi profondità e facilitano la penetrazione delle radici. Queste sono le condizioni di cui beneficiamo qui, a Biot.
In effetti, è noto che i materiali vulcanici sono fertili e particolarmente favorevoli alla vite; leggeri, silicei grazie alla natura sabbiosa della roccia vulcanica locale (aggregato di tipo andesitico), sono costituiti inoltre da diversi minerali e oligoelementi fertilizzanti. Provenienti dalle ceneri espulse da un vulcano situato al largo delle coste, questi materiali si sono formati circa 25 milioni di anni fa a seguito dei fenomeni cataclismici che hanno interessato tutta la regione.
Le ceneri vulcaniche, un vero fertilizzante naturale
Quando un vulcano è in eruzione, espelle tonnellate di sostanze minerali. Ogni colonna di cenere ricopre il suolo di una grande quantità di sali nutritivi: calcare, fosforo, potassio, alluminio, ferro, magnesio…
Ad esempio, una pioggia di ceneri di media portata depone quattrocento chilogrammi di calcare e quaranta chilogrammi di potassio per ettaro. Così, le viti piantate sulle pendici di Biot hanno prodotto un vino di qualità e soprattutto una celebre uva, il “servant”.
Il servant doré, una manna per gli abitanti di Biot
Questa varietà di uva prodotta a Biot e in qualche comune limitrofo veniva sottoposta a un procedimento originale, molto perfezionato, che permetteva una lunga conservazione. Una volta raccolta con il suo sarmento, questa uva da tavola a maturazione tardiva veniva conservata in barattoli contenenti acqua e un pezzo di carbone, riposti per diverse settimane in locali al riparo dal sole. In tal modo, poteva conservarsi senza marcire fino alla primavera seguente. Questa varietà molto apprezzata era venduta in Italia e a volte veniva persino esportata a Parigi. È stata un’importante risorsa alimentare e commerciale per gli abitanti di Biot durante la prima metà del XX secolo, fino all’arrivo della concorrenza, facilitata dallo sviluppo dei trasporti.
L’importanza della vigna a Biot
In alcune epoche (dal XVII al XVIII secolo e durante la prima metà del XX secolo), la vigna ha avuto un ruolo importante nell’economia di Biot. D’altronde, ha dato il suo nome al quartiere di Vignasses.
La vigna e i Templari
La vite veniva probabilmente già coltivata nel Medioevo. Conosciamo solo alcuni dettagli della situazione di Biot nel 1338, all’apogeo del potere dei Templari. Cinque ettari di vigneto (ovvero 125 “fosserées”, unità di misura dell’epoca) erano coltivati nel territorio di Biot per conto della casa dei Templari. Per occuparsi di questa superficie, il commendatore dei Templari aveva bisogno di impiegare 18 uomini per vangare, 50 per zappare, 4 per portare le botti e 21 donne per tagliare l’uva.
I tempi d’oro della coltivazione nel XVII secolo
La guerra civile in Provenza alla fine del XIV secolo distrusse Biot e fece sparire l’agricoltura, quindi anche la vigna. Ma questa ritornerà in auge grazie ai coloni venuti dall’Italia nel 1470 per ripopolare il villaggio. La superficie dei vigneti a Biot si sviluppa fino a raggiungere nel 1609 un centinaio di ettari. La superficie totale del territorio di Biot era allora di 1.417 ettari, ripartiti come segue:
Giardino ————————- 20 ettari
Cereali e frutteti ————– 900 ettari
Vigneti ————————— 96 ettari
Prati e pascoli —————— 14 ettari
Brughiere e foreste ———– 387 ettari
Nel 1609 il valore di questi 96 ettari di vigneti è stimato 14.332 scudi, ovvero circa 9.000 euro. Un importo comparabile al prezzo di un ettaro di vigneto di buona qualità in Francia, che si vende tra i 9.000 e i 15.000 euro.
All’inizio del XVII secolo, si dice che il vino di Biot “non può essere conservato a lungo perché non sopporta il calore”.
Il declino, la ripresa e la scomparsa definitiva della viticoltura
Biot esporta vino sin dal XVI secolo, ma la combinazione degli effetti della stagnazione delle vendite e della peronospora della vite fa diminuire la superfice a 20 ettari alla metà del XIX secolo. All’inizio del XX secolo si avrà una rinascita della viticoltura, la cui superfice occupa oltre cento ettari intorno agli anni ’30, grazie in particolare a una nuova pianta di vite, detta “servant”.
Nel dopoguerra si assiste al declino costante della viticoltura, fino alla sua scomparsa totale in quanto attività economica.
Il vigneto comunale, nel cuore del vecchio villaggio, è il simbolo e il testimone della storia movimentata dell’agricoltura a Biot; riflette gli eventi sfortunati, quelli fortunati, le vicissitudini e le difficoltà affrontate dai nostri predecessori per sopravvivere.
La vigna e l’uomo a Biot
Il ciclo vegetativo della vite
Le fasi del ciclo
Ogni anno la vite si sviluppa al ritmo delle stagioni, seguendo un ciclo vegetativo che si compone di diverse fasi.
Inverno: Da novembre a febbraio la vite va in letargo, ossia entra nel periodo di riposo invernale. La linfa non circola più nella pianta. A metà novembre, quando cadono le foglie, si inizia a potare la vite, in modo da eliminare i sarmenti e selezionare i germogli che daranno le gemme e i frutti dell’annata successiva.
Primavera: In marzo e aprile avviene il germogliamento: appaiono le prime gemme e i germogli iniziano a svilupparsi. In questo periodo crescono i tralci e le foglie. La vite si risveglia: la linfa circola di nuovo all’interno della pianta. Dall’inizio del mese di maggio si procede alla spollonatura delle viti. L’operazione consiste nell’eliminare i tralci che non produrranno uva, in modo da non sottrarre la linfa ai tralci produttivi. Questa fase, interamente manuale, deve essere portata a termine prima della fioritura di fine maggio, inizio giugno.
Estate: A luglio le foglie continuano a crescere e i fiori si trasformano in acini d’uva: è il momento dell’allegagione. In questo periodo si pratica la sfogliatura, che consiste nell’eliminare le foglie vicine ai grappoli. Ciò permette una maggiore aerazione dei grappoli ed evita la concorrenza nutritiva tra foglie e grappoli. Agosto è il momento della invaiatura: le uve ancora verdi crescono di dimensioni e maturano, si colorano di rosso o di giallo, diventano meno acide, aumenta la loro gradazione zuccherina e acquistano un aroma più pronunciato.
Autunno: A settembre e ottobre è il periodo della vendemmia. I grappoli d’uva sono raccolti manualmente. A fine stagione le foglie cadono e vengono portate via dal vento.
I VITIGNI
Vitigni presenti nella vigna di Bâchettes:
Alicante
Cardinal
Chasselas
Clairette
Couderc Noir
Isabella
Jacquez
Grenache
Muscat-Hamburg
Seyve Villard
Seibel