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Storia del vetro
Biot è stato un tempo il villaggio dei ceramisti e, ancora oggi, le giare antiche e le opere di ceramica sono molto apprezzate. Ma ormai è l'arte del vetro che è diventata il simbolo dello spirito creativo di Biot. Rivivi la storia del primo maestro vetraio del villaggio.
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Éloi Monod
La storia della Vetreria di Biot è un bell'esempio, anche originale, di un'attività a carattere familiare. Éloi Monod, ingegnere ceramista dell'École de Sèvres, sogna di ritrovare i segreti di una fabbricazione artigianale. È appassionato della natura commerciale e del fascino della ceramica, nonché della vetreria di una volta, che scopre nella regione e in particolare presso la Poterie Provençale di René Augé-Laribé di cui sposa la figlia. Una prima produzione di oggetti di uso comune, quali bicchieri, bottiglie, vasi dalla trasparenza colorata, ricca di bolle, ottiene subito il successo.
Ma l'impresa di Éloi Monod ha rappresentato anche un focolare domestico, e non solo per l'attività dei suoi forni, ma perché ha avuto un ruolo importante sul piano umano, grazie allo slancio creativo che ha saputo infondere a un'intera generazione, a cominciare dagli stessi figli di Éloi e Luce Monod, per poi formare i giovani apprendisti che arrivavano da loro per imparare le tecniche pericolose e la magia incandescente del vetro soffiato.
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Il vetro bullicante (a bolle)
Da secoli, le bolle sono ben note ai vetrai. Sono persino il loro incubo, perché sono il risultato di una fusione imperfetta, di una cattiva affinazione. La temperatura non è stata mantenuta abbastanza alta, per un tempo sufficiente, per permettere ai gas di fusione di uscire e alle bolle di scoppiare sulla superficie del vetro fuso. Restano così imprigionate nella materia dando vita al vetro "malfin" (imperfetto).
Alcuni vetrai, all'inizio del secolo, hanno utilizzato questo tipo di difetto per trarre vantaggio dall'effetto ottenuto. Ma si tratta anche di una tecnica ancestrale impiegata dalla Scandinavia a Venezia, passando per la Boemia, per la fabbricazione ad esempio di lampade.
Le bolle sono ottenute volontariamente cospargendo di bicarbonato di sodio uno strato, prima di ricoprirlo con una seconda levata. I granelli rimangono quindi imprigionati tra due strati di vetro caldo e, dissolvendosi, formano bollicine regolari di gas carbonico, che creano un effetto "lente d’ingrandimento", attirando e rifrangendo la luce. I vetrai di Biot hanno a loro volta preso in prestito questo processo per farne uno stile. Il vetro a bolle afferma la sua identità, diventando una delle caratteristiche del vetro fabbricato a Biot.